IL CALENDARIO DELLE FESTE

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IL CALENDARIO DELLE FESTE
IL CALENDARIO EBRAICO È UN CALENDARIO LUNISOLARE, CIOÈ CALCOLATO SIA SULLA BASE SOLARE CHE SULLA BASE LUNARE

Il calendario ebraico è luni-solare: le feste, i giorni, i mesi e gli anni si basano sul tempo impiegato dalla luna per la sua rivoluzione attorno alla Terra, le stagioni sul tempo impiegato dalla Terra per la sua orbita intorno al Sole. Anno lunare e solare differiscono di circa dieci giorni. Per recuperarli, furono creati alcuni anni embolistici, con 13e non 12 mesi.
Il calendario inizia con il mese di Tishrì (settembre e ottobre). L’1 e il 2 di Tishrì cade Rosh ha-shanà, Capodanno, giorno della creazione. A Rosh ha-shanà i cibi devono essere dolci, il pane ha forma rotonda, e si piantano semi di grano e di granturco. Il 10 di Tishrì cade Yom Kippùr. È gior­no di digiuno totale dedicato alla preghiera e alla penitenza. Prima di Kippùr devono essere saldati i debi­ti morali e materiali verso gli altri e bisogna chiedere perdono a chi si è offeso. Termina dopo 25 ore con il suono dello shofàr. Il 15 di Tishrì è Sukkòt, la «festa delle capanne». Ricorda quelle nelle quali visse­ro gli ebrei per quarant’anni nel deserto dopo l’uscita dall’Egitto. In agricoltura segna l’ultimo raccolto prima dell’inverno. Si mangia e si trascorre parte della giornata in una capanna (sukkà) di frasche. L’ultimo giorno di Sukkòt è Oshanà rabbà. Sheminì ‘Azzeret («ottavo giorno di radunanza») è prolungamento della festa di Sukkòt ed è l’ultimo giorno in cui si va in sukkà. Il giorno successivo è Simchàt Torà: termina e ricomincia la lettura della Torà. È una delle tre (con Pesach e Shavuòt) dette «di pellegrinaggio» perché gli ebrei in antichità si recavano al Tempio di Gerusalemme.  Il 25 di Kislev (novembre-dicembre) è Channukkà. Commemora la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme (164 a.C.) dopo la vittoria dei Maccabei su Antioco iv Epifane  e il miracolo dell’olio della lampada che, sufficiente per un giorno, ne durò otto. Si accende per otto giorni un lume ogni sera della Channukkìa. La cele­brazione è vicina al solstizio d’inverno, quando le ore di buio sono maggiori di quel­le di luce.  Il 15 di Shevat (gennaio-febbraio) è Rosh ha-shanà la-ilanòt, o capodanno degli alberi. Segna la fine dell’inverno e il risveglio della natura. Il 14 Adar (marzo) è Purim. Si legge il libro (Meghillath) della regina Ester, che 2500 anni fa salvò gli ebrei di Persia dallo sterminio. È un Carnevale in cui i bambini si vestono in maschera. Il 14 Nissan (marzo-aprile) è Pesach, Pasqua o «festa delle azzime». Ricorda l’uscita degli ebrei dall’Egitto e la fine della schiavitù. In agricoltura segna la prima mieti­tura e il periodo del parto primaverile del bestiame. Dura sette giorni, durante i quali non bisogna consumare o avere in casa cibi lievitati. Le prime due sere si fa la cena rituale, il sèder, nel quale si legge la Haggadah, nella quale viene narrata la liberazione dalla schiavitù dall’Egitto.  Il 6 Sivan (maggio-giugno) è Shavuòt, Pen­tecoste o «dono della Torà». Ricorda la consegna dei Dieci Comandamenti a Mosè sul monte Sinai. In agricoltura segna il primo raccolto dei frutti e dei vegetali. La festa più importante è il sabato. L’ebreo lo celebra fermando ogni attività lavorativa e dedicando la giornata a se stesso, ai propri familiari, allo studio e alla meditazione. Prima dell’inizio vengono acquistati, preparati e cotti i cibi destinati alla cena e accesi i lumi. Il pasto del venerdì sera e quello del sabato a mezzogiorno cominciano con la bene­dizione del vino. La fine del sabato è segnata dalla cerimonia della havdalà, «sepa­razione», che indica la fine della giornata festiva e l’inizio della nuova settimana.